La storia del nostro paese.

 

Ciserano è stato un paese di confine tra la Repubblica Veneta e il Granducato di Milano; la linea di demarcazione dei due Stati era il Fosso Bergamasco, che si interseca uscendo dal paese in direzione ovest, verso il comune di Pontirolo Nuovo. L’amministrazione comunale di Ciserano, ha tutt’ora in disponibilità gratuita, per chi lo richiedesse, un pregevole volume di storia, che venne distribuito a tutte le famiglie ciseranesi nel Natale dell’anno 1994. Ciserano è stato un paese prevalentemente agricolo fino agli anni ’60, periodo in cui si è letteralmente trasformato, per via dei numerosi insediamenti artigiani e industriali che hanno di fatto occupato tutta l’area agricola esistente a nord della via Francesca dai confini con Pontirolo. La sua espansione edilizia è delimitata a sud dalla” stazione di trasformazione ad alta tensione” di proprietà Enel (ora Wind), mentre ad est la delimitazione è dovuta alla linea delle ferrovie dello Stato che collegano Bergamo a Treviglio per immettersi sulla linea proveniente da Venezia – est – e proseguire in direzione ovest, verso Milano.

 

Cenni storico – artistici

Un’artistica urna sotto l’altare maggiore della parrocchiale custodisce il corpo di San Giuliano, tolto dalle catacombe di San Callisto a Roma e donato nel 1676 alla chiesa da un prelato ciseranese. Nell’archivio della parrocchia è conservato un manoscritto con la storia del viaggio delle reliquie da Milano a Ciserano: fu un momento di autentica gloria per questo piccolo villaggio con poche centinaia di “fuochi” e di invidia e gelosia per i paesi vicini. Il manoscritto narra di grandi festeggiamenti, di festoni, di suoni di trombe, di cavalli riccamente bardati, mentre il corteo avanzava tra le popolazioni in attesa lungo le strade al di là e al di qua dell’Adda. L’evento diede luogo a varie leggende, alcune delle quali con un fondo chiaramente campanilistico, come quella che racconta del passaggio dell’urna per il territorio di Arcene: fu deciso, pare, di collocare per terra le reliquie e di attendere la decisione del Santo, il Quale, volgendo il capo verso uno o l’altro paese, avrebbe dovuto indicare dove voleva andare. Prevalse naturalmente Ciserano, che San Giuliano preferì agli altri paesi. Un tempo gli abitanti di Ciserano erano soprannominati “Caècc”, cavicchi, forse dallo strumento in legno a forma di piolo, con un’impugnatura appena accennata che serviva per la semina del granoturco. Una fatica improba, perchè si faceva tutto a mano: col cavicchio si apriva un foro nel terreno, si lasciavano cadere dentro due o tre chicchi di granoturco, si ricopriva. Su e giù continuamente, la schiena schiantata al termine di una giornata di lavoro. Oggi di questi strumenti agricoli si è persa quasi la memoria: la nuova realtà industriale di Ciserano ha fatto sparire quasi tutti i segni dell’età rurale. Chi possiede della terra mantiene ancora un minimo di coltivazioni, ma resta sempre in attesa che quel terreno si trasformi in zona d’insediamento industriale. Sono quasi totalmente scomparse due caratteristiche attività del posto: il commercio della frutta e la raccolta degli stracci.